Poco dopo, su Strada Maggiore, vanno loro incontro alcuni partigiani, tra i quali Giuseppe Dozza “Ducati”, già designato sindaco dal Cln. Sono momenti concitati: i cecchini continuano a sparare dai tetti; i soldati polacchi non apprezzano le bandiere rosse dei comunisti italiani, tanto che si rischia uno scontro. Prevale poi l’interesse comune e la gioia per la vittoria: la popolazione festeggia; una bandiera polacca viene issata sulla Torre degli Asinelli;
un altro partigiano, Onorato Malaguti, improvvisa un comizio in Piazza Maggiore. Sei mesi dopo, il 6 ottobre, Dozza, ormai sindaco della Bologna libera, conferisce a 215 soldati polacchi una medaglia di benemerenza; ai loro 17 ufficiali, tra i quali il generale Władysław Anders, la cittadinanza onoraria; al 9° battaglione la qualifica di “bolognese”.
Ma chi erano quei soldati? E come erano arrivati fin lì?
La vicenda risale al 1939, quando dopo il Patto Ribbentrop-Molotov la Polonia viene invasa da nazisti e sovietici. Oltre un milione di polacchi finiscono catturati nella parte orientale del Paese, occupata dall’Armata Rossa, imprigionati o inviati nei Gulag. Nel giugno 1941, con l’invasione tedesca e il cambio di alleanze dell’Urss, sono in parte liberati ed è loro proposto di far parte di un esercito polacco dipendente dal governo di Londra.
Il comando è assegnato a fine agosto al generale Władysław Anders: nato nel 1892 a Blonie, nei pressi di Varsavia, aveva compiuto studi militari in Polonia, Lettonia, Russia e Francia. Ufficiale di Cavalleria nella Prima guerra mondiale ed eroe del successivo conflitto russo-polacco, in seguito era stato anche campione di equitazione. Già impegnato in guerra sul fronte orientale, era stato fatto prigioniero e rinchiuso per 22 mesi prima a Mosca, alla Lubjanka, poi a Lwów (Leopoli).
Anders stabilisce il punto di raccolta a Buzuluk, nella regione del Volga Centrale, dove erano confluiti soldati e civili, compresi donne e bambini. I Russi avevano però impedito i rifornimenti, creando situazioni drammatiche, mentre la gran parte degli ufficiali era stata massacrata nella foresta di Katyn.
Nel gennaio 1942 Anders riesce a trasferire il contingente, ormai sopra i 100.000 uomini, in Asia centrale, fissando una nuova base a Jangi-Jul, tra Samarcanda e Taškent, dove vengono costituite le prime due divisioni del nuovo esercito. Una parte dei civili viene invece destinata in Africa Centrale, India e Nuova Zelanda.
Nel corso dell’estate 1942 i polacchi si spostano in Persia e poi in Iraq, tra Kiruk e Altun Kapon, e posti a disposizione dell’esercito britannico per l’addestramento. In quel contesto si unisce a loro la brigata autonoma “Fucilieri dei Carpazi”, composta principalmente da soldati polacchi, ma anche ucraini e bielorussi, alcuni dei quali ebrei.
Nasce così l’Armata polacca in Oriente (APW), all’interno della quale, nel luglio del 1943, viene individuata un’unità autonoma, “II Corpo d’armata” (Drugi Korpus Wojska Polskiego o 2 Korpus Polski), con Anders comandante e Kazimierz Wisniowski suo capo di Stato maggiore. In Iran era stato aggregato anche un orso bruno, Wojtek, divenuto la mascotte del Corpo e la cui immagine era stata addirittura inserita nello stemma della 22a compagnia.
Intanto, il 16 gennaio 1943, il governo di Mosca informa Londra che tutti gli abitanti delle zone orientali della Polonia occupate dall’Urss nel settembre 1939 sono da considerarsi, da quel momento in poi, cittadini sovietici. Inoltre, il 26 aprile, l’Unione Sovietica rompe le relazioni formali con il governo provvisorio polacco, a seguito delle accuse sul massacro di Katyn, sempre rigettate da Mosca (peraltro, anche le potenze alleate, in quella fase, non sono contrarie ad attribuire la responsabilità dell’eccidio alla Germania nazista).
Il nuovo Corpo, che ha raggiunto le 110.000 unità, viene spostato prima in Palestina, per addestrarsi al combattimento in montagna, poi a Quassim in Egitto, dove Anders ha modo di incontrare Churchill.
A metà dicembre 1943 i primi contingenti si imbarcano per Taranto, ma il trasferimento viene completato solo nell’aprile successivo.
In totale vengono dislocati in Italia più di 50.000 soldati polacchi, agli ordini dell’8a armata britannica e divisi in tre grandi unità: 3ª divisione “Fucilieri dei Carpazi”, 5ª di Fanteria “Kresowa” e i reparti di supporto. Al loro seguito vi sono nuclei di servizio e di riserva: centri di addestramento, ospedali, circoli ricreativi e anche il P.K.S., il Servizio ausiliario femminile.
Their motives were as clear as they were simple. They only wished to kill Germans and they did not bother at all about the usual refinements when taking over our posts. They just walked in with their weapons, asked where the Germans were, and that was that. Of their resolve there was no doubt. For whose gallantry the Division soon learnt to feel an awed yet amused admiration. They exposed themselves with the most reckless abandon. They seem to know no fear.(Dalla testimonianza di un ufficiale irlandese dell’8a armata)
Alcuni contingenti vengono impiegati già nel febbraio 1944 sul Sangro, mentre il 2° Corpo vive il suo battesimo del fuoco a Cassino. Coinvolto nell’Operazione “Diadem”, Anders accetta di impegnare i suoi nel compito più difficile: attaccare e conquistare il colle di Montecassino.
Nella notte dell’11 maggio scatta l’offensiva alleata nota come Quarta battaglia di Cassino, ma il primo tentativo viene respinto. Il 18 i Polacchi attaccano di nuovo, questa volta con successo e la bandiera biancorossa sventola sulle rovine dell’abbazia, bombardata tre mesi prima.
I combattimenti proseguono fino al 25, quando il 2° Corpo conquista anche Piedimonte San Germano, sulla Linea Hitler. Complessivamente, perde in questo ciclo operativo quasi 4.000 uomini.
I polacchi sono a questo punto trasferiti sulla costa adriatica e vengono loro aggregati il Cil (Corpo italiano di Liberazione, nucleo del ricostituito esercito regio cobelligerante con gli Alleati) del generale Umberto Utili e la brigata partigiana “Maiella”. Insieme contribuiscono alla liberazione di Ancona (16-18 luglio) e di un’ampia fascia delle Marche.
L’8a armata britannica ha ormai raggiunto la Linea Gotica, l’ultima difesa fortificata per i tedeschi. Gli Alleati hanno nel frattempo programmano l’Operazione “Olive”, che scatta il 25 agosto e il 2° Corpo è il primo ad attaccare sul Metauro, progredendo fino a Pesaro, liberata il 3 settembre.
I Polacchi rientrano poi sul tratto iniziale della valle del Tevere, superano la cresta appenninica e liberano Predappio (nella simbolica data del 28 ottobre), Forlì (9 novembre), Brisighella (4 dicembre) e infine Faenza (16 dicembre). Le operazioni si arrestano per la pausa invernale e questa sospensione consente a Anders di integrare il 2° Corpo con nuovi soldati, circa 30.000 provenienti dai campi di prigionia nazisti liberati in quei mesi, costituendo così una terza brigata di Fanteria.
L’esistenza del 2°Corpo ha però un’importanza prima di tutto per il proprio popolo. Il 2°Corpo era come una grande nave che viaggiava attraverso il tempo, raccogliendo ovunque naufraghi polacchi. Era l’ultima speranza, il rifugio e il punto di arrivo per tutti i polacchi dispersi per il mondo a causa della guerra o ancora prima incarcerati nei campi di prigionia e nei lager sovietici.(Jan Bielatowicz, scrittore, già combattente in Italia)
Le decisioni prese a Yalta nel febbraio 1945, con destinazione della Polonia alla sfera d’influenza sovietica, abbattono il morale dei soldati polacchi in Italia, che chiedono la smobilitazione. La richiesta viene respinta dallo Stato maggiore.
Nel marzo 1945 gli Alleati impostano una nuova offensiva (Operazione “Buckland”), con Bologna tra i primi obiettivi. L’operazione scatta prima dell’alba del 9 aprile, con un imponente bombardamento aereo e di artiglieria che però colpisce anche i polacchi, uccidendone 60.
Il 10 aprile il 2° Corpo affronta e respinge i tedeschi sul Senio; dal 12 al 14 supera il Santerno e libera Imola. Il 17 il comandante dell’8a armata ordina alle forze polacche di proseguire la spinta verso Bologna da est, sulla via Emilia. Il 18 e il 19 aprile combattono contro i paracadutisti tedeschi sul fiume Gaiana, ottenendo una importante vittoria che costringe le truppe nemiche, al comando di Frido von Senger und Etterlin, a lasciare Bologna la sera del 20, per evitare l’accerchiamento. I partigiani stanno preparando l’insurrezione, ma l’ordine definitivo non arriva per la misteriosa uccisione di Sante Vincenzi e Giuseppe Bentivogli.
Video, filmato storico
sulla liberazione
di Bologna (montaggio 2012)
Gli Alleati decidono quindi di far entrare in città per primi i Polacchi, riconoscendo e premiando il loro ruolo nella Campagna; ma anche perché anticomunisti. Alle 8:00 del 21 aprile arrivano poi i reparti avanzati della 34a e della 91a divisione USA, le avanguardie dei gruppi di combattimento italiani “Legnano” (il battaglione Bersaglieri “Goito”), “Friuli”, “Folgore” e parte della brigata partigiana “Maiella”. Nel pomeriggio giungono anche le formazioni partigiane Giustizia e Libertà di Montagna e la 7a “Modena”.
A Palazzo d’Accursio, il sindaco Dozza e il prefetto Borghese, nominati dal Cln, portano il saluto della città ai comandanti alleati. Piazza Vittorio Emanuele II (oggi Piazza Maggiore) si riempie di soldati, partigiani, civili in festa.
Video, la liberazione di Bologna
(Luciano Bergonzini, 21 aprile 1945)
La battaglia di Bologna è l’ultima del 2° Corpo polacco, che vi perde 900 uomini. Complessivamente, nel corso della Campagna d’Italia ha subito 11.379 perdite, di cui 2.301 uccisi in battaglia, 8.543 feriti e 535 dispersi. Alla conclusione della guerra in Europa, l’8 maggio, il 2° Corpo conta 55.800 uomini, 1.500 donne e un orso, il famoso Wojtek.
Fino all’estate la gran parte di questi soldati polacchi rimane in Italia con mansioni di ordine pubblico, poi viene avviata la smobilitazione. Tanti fra coloro che provano a rientrare in Polonia vengono catturati dai sovietici e deportati, potendo rientrare a casa solo nel 1961.
L’estate 1945 è anche l’inizio della diaspora per decine di migliaia di ex soldati polacchi, dispersi in Europa e oltre Oceano. Un buon numero rimane in Gran Bretagna (il paese che gestisce questi spostamenti): fra costoro anche l’orso Wojtek, che finirà i suoi giorni allo zoo di Edimburgo nel 1963.
In 2.500 circa scelgono l’Italia e la memoria del loro impegno vive ancora nel nostro paese grazie a loro nipoti e pronipoti. Si impegnano in modo particolare in ambito culturale e nella conservazione della memoria del loro contributo in guerra, iniziando proprio dalla città che avevano liberato, Bologna. Il 12 ottobre 1946 il generale Anders inaugura il Cimitero di guerra polacco a San Lazzaro di Savena, realizzato da ex militari suoi connazionali di professione ingegneri, architetti e scultori. Il cimitero bolognese è uno dei quattro presenti in Italia per militari polacchi (gli altri sono a Casamassima, Montecassino e Loreto)
e ospita oltre 1.430 salme di soldati, tra cattolici, protestanti, ortodossi, musulmani, ebrei e persino buddhisti. Ogni anno, il 21 aprile e il 2 novembre vi si svolgono importanti commemorazioni, a cui hanno partecipato personalità come Papa Giovanni Paolo II e il cardinale Stefan Wyszyński.
Numerose sono le lapidi, i monumenti e le intitolazioni dedicate, a Bologna e in altre parti dell’Emilia, ai liberatori polacchi. Un attivismo che, negli ultimi decenni, ha assunto un ampio respiro a livello culturale e storiografico in particolare, grazie ad associazioni e istituzioni promotrici di studi e progetti.
Fonti
Bibliografia minima
• Władisłav Anders, Memorie 1939-1946: la storia del 2. Corpo polacco, Imola, Bacchilega 2014 (1948).
• Enzo Casadio, Massimo Valli (a cura di), Il cimitero militare polacco di Bologna, Imola, Bacchilega 2010.
• Marek Swiecicki, Seven rivers to Bologna: le battaglie finali del 2. Corpo polacco in Italia, Imola, Angelini 2010.
• Giuseppe Campana (a cura di), Il 2. Corpo d’Armata Polacca in Italia. 1943-1947, Falconara Marittima, Errebi Grafiche Ripesi 2009.
• Anastazja Kasprzak (a cura di), Polacchi a Bologna: 2. Corpo polacco in Emilia Romagna, 1945-1946, Imola, Bacchilega 2008.
• Jan W. Woś, Il generale Wladyslaw Anders: un abbozzo di ritratto, Trieste, Centro di documentazione sulla storia dell’Europa orientale 2008.
• Enzo Casadio, Massimo Valli, Il secondo corpo polacco in Romagna. Forlì, Brisighella, Faenza, Castelbolognese, fiume Senio, Imola, Imola, Bacchilega 2006.
• Un’armata in esilio: L’esercito polacco per la liberazione d’Italia 1943-1945, Torino, Museo nazionale del Risorgimento Italiano 1995.
• Riccardo C. Lewański (a cura di), I giorni della Liberazione: il 2. Corpo d’armata polacco in Romagna e a Bologna, Bologna, Cseo 1985.
• Ugo Maraldi (a cura di), L’esercito polacco in Italia: da Montecassino a Bologna, Roma, Apollon 1945.