L’usanza di denominare le vie con date, fatti storici importanti o nomi di personaggi illustri si sviluppa soprattutto dopo l’Unità. Si celebrano così patrioti e letterati, artisti e politici (in massima parte uomini, si noti bene), allo scopo di costruire un racconto collettivo, e il più possibile condiviso, della storia italiana. Di fatto gli odonimi sono utilizzati dai governi dell’Italia liberale come uno degli strumenti per la costruzione dell’identità nazionale: al fine di rispondere alla volontà di elaborare dei valori comuni in cui riconoscersi, anche l’odonomastica serve a creare una cornice entro la quale unire un Paese che fino ad allora era stato diviso non solo politicamente, ma anche nella lettura del proprio passato.
Una volta preso il potere, il fascismo esercita ulteriormente questa pratica, comprendendo immediatamente le potenzialità che l’urbanistica può rivestire nel quadro dell’attività di propaganda del regime e per accrescere il consenso della popolazione. A testimoniare l’importanza di questo ambito per il fascismo vi è anche il fatto che nel 1927 viene riformata la legge sull’intitolazione delle strade, con l’emanazione del regio decreto legge n. 1188 del 23 giugno, «Toponomastica stradale e monumenti a personaggi contemporanei». Pur con alcune modifiche, tale decreto è in vigore ancora oggi.
Dai simboli dell’antica Roma ai caduti della Prima guerra mondiale, il fascismo rilegge in modo ideologico il passato e se ne impossessa esaltando alcuni aspetti, funzionali alla conservazione e al consolidamento del proprio potere. Anche le campagne coloniali rientrano pienamente in quest’ottica.
La politica coloniale rappresenta uno degli elementi più duraturi della storia unitaria nazionale, che attraversa in modo determinante l’Italia liberale e il periodo fascista, ma che ha strascichi e conseguenze anche in epoca repubblicana. Tracce di questa politica si ritrovano ancora oggi nell’odonomastica: se prendiamo ad esempio il caso di Milano, tra le vie che sono attualmente presenti nello stradario cittadino circa 150 contengono un riferimento diretto al colonialismo italiano.
Tra queste, sei sono state intitolate in età liberale, un numero tutto sommato esiguo, che dimostra come l’interesse per l’espansione coloniale riscuotesse poca attenzione nell’intitolazione delle vie tra fine Ottocento e inizio Novecento. Su questo possono aver inciso anche le difficoltà che l’Italia ha affrontato durante le prime spedizioni nel Corno d’Africa, quando le sconfitte di Dogali nel 1887 e di Adua nel 1896 hanno messo in evidenza le debolezze del progetto coloniale italiano.
L’avvento del fascismo segna un cambiamento netto da questo punto di vista: in pochi anni sui cartelli stradali di Milano viene raccontata tutta l’avventura imperialista. Si pensi al fatto che ben 120 delle attuali via milanesi con richiami coloniali sono state intitolate durante gli anni del regime. In particolare, nella seconda metà degli anni Venti si assiste a un deciso aumento delle intitolazioni per così dire “coloniali”, tanto che sono oltre 50 le vie che compaiono in città in appena 4 anni, tra il 1925 e il 1929.
Una seconda spinta si registra tra il 1936 e il 1939, quando la retorica e il mito dell’impero sono all’apice del discorso fascista; le intitolazioni, tuttavia, continuano fino al 1944 e spesso riguardano esplicitamente la volontà di commemorare la memoria di militari “caduti in Africa Orientale”, come riportano le delibere podestarili che introducono le nuove denominazioni, tuttora vigenti.
La fine della Seconda guerra mondiale segna anche il termine del dominio coloniale italiano. I trattati di pace del 1947 sanciscono quello che gli scontri militari degli anni precedenti avevano già stabilito nei fatti: l’Italia, sconfitta, deve abbandonare i possedimenti in Africa. La fine repentina del predominio su quei possedimenti – stabilita più dai trattati internazionali che dall’azione di movimenti indipendentisti – contribuisce a veicolare l’idea che il colonialismo sia stato una parentesi nella storia dell’Italia unita, che abbia ricoperto un ruolo marginale nella “corsa all’Africa” e che, soprattutto, si conclude definitivamente insieme alla guerra. Una convinzione che tralascia il fatto che tra il 1950 e il 1960 l’Organizzazione delle Nazioni Unite affida all’Italia l’amministrazione fiduciaria della Somalia. Proprio mentre nel continente africano si fanno sempre più intense le rivendicazioni per l’indipendenza e l’autodeterminazione, in Italia l’eco delle rivolte appare lontana.
A Milano, ad esempio, continuano le intitolazioni a personaggi pienamente coinvolti nelle campagne coloniali. Seppur in misura nettamente minore rispetto al periodo precedente, anche in epoca repubblicana si riscontrano intitolazioni a città e militari che hanno un diretto riferimento al periodo coloniale: tra le altre, via Tobruk e via Zuara sono diventate tali nel 1951, mentre nel 1962, viene intitolata una via a Vincenzo Magliocco, aviatore e stretto collaboratore di Rodolfo Graziani, caduto in uno scontro in Etiopia nel 1936, e per questo decorato con la Medaglia d’oro al valore militare. L’ultima intitolazione di questo tipo risale al 1969, anno in cui nell’odonomastica milanese entra il nome di Luigi Rizzo, decorato nella Prima guerra mondiale e ammiraglio che, dopo aver partecipato all’occupazione di Fiume, nel 1936 parte volontario per la guerra d’Etiopia.
Da un’approfondita ricerca negli archivi comunali milanesi e dalla collaborazione tra Istituto nazionale Ferruccio Parri e Area Museo delle Culture, Progetti Interculturali e Arte nello Spazio Pubblico del Comune di Milano, è scaturita anche la mappa dell’attuale quadro odonomastico coloniale milanese.
Gli odonimi sono suddivisi in sei categorie: due relative ai luoghi, Ex colonie italiane in Africa ed Ex possedimenti italiani nei Balcani e nell’Adriatico, e quattro relative alle persone, distinte in Personalità economiche e culturali, Personalità politiche e istituzionali, Militari, Irredentisti.
Oltre alla ripartizione tematica è stato introdotto anche un criterio temporale, che suddivide la storia italiana in tre macro-periodi – età liberale, età fascista e età repubblicana – ognuno dei quali interseca, seppur in modo diverso, la storia coloniale.
Ad arricchire la mappa vi è anche la categoria Musei e monumenti, in cui compaiono le principali istituzioni museali milanesi, la cui storia è legata anche alla storia coloniale.
A ogni odonimo è associata una scheda che contiene, oltre alla geolocalizzazione, l’anno di intitolazione della via o della piazza e un approfondimento tematico che contestualizza il legame tra l’intitolazione e le vicende coloniali.
Grazie alle attuali tecnologie digitali e alla georeferenziazione è stato possibile costruire una mappa, fruibile da ogni dispositivo, che consente di rileggere l’odonomastica milanese sotto una lente tematica specifica e alla luce della progressione diacronica secondo la quale si è andata componendo. Le vie orientano le cittadine e i cittadini, ma orientano anche la memoria pubblica e il modo con cui rappresentiamo il passato; contestualizzare nomi e luoghi – il più delle volte sconosciuti o quasi – permette di comprendere le scelte politiche e culturali che hanno guidato le amministrazioni cittadine nel corso del tempo e insieme di fare luce su un aspetto che scandisce le vite quotidiane delle e dei milanesi di oggi e che, al contrario di quello che potrebbe sembrare, è il risultato di decisioni precise e definite, con effetti sull’intera comunità.
Giulia Dodi
Istituto Nazionale Ferruccio Parri