GIORNO DELLA MEMORIA

Auschwitz-Birkenau, la Fabbrica dello Sterminio

Già da molti mesi ormai si sentiva a intervalli il rombo dei cannoni russi, quando, l’11 gennaio 1945, mi ammalai di scarlattina e fui nuovamente ricoverato in Ka-Be. […]
26 gennaio – Noi giacevamo in un mondo di morti e di larve. L’ultima traccia di civiltà era sparita intorno a noi e dentro di noi. L’opera di bestializzazione, intrapresa dai tedeschi trionfanti, era stata portata a compimento dai tedeschi disfatti. […]
27 gennaio – L’alba. Sul pavimento, l’infame tumulto di membra stecchite, la cosa Sómogy. […] I russi arrivarono mentre Charles ed io portavamo Sómogy poco lontano. Era molto leggero. Rovesciammo la barella sulla neve grigia.
Charles si tolse il berretto. A me dispiacque di non avere il berretto.
Primo Levi, Se questo è un uomo

Ingresso di Auschwitz
Ingresso di Auschwitz I [Fonte: www.auschwitz.org]

Alle prime luci dell’alba del 27 gennaio 1945 un’avanguardia del 2° Fronte ucraino dell’Armata Rossa si affaccia ai cancelli di Auschwitz-Birkenau, abbandonato dalle SS una decina di giorni prima. Entro le prime ore del pomeriggio, i soldati sovietici sono nelle tre principali articolazioni della “Fabbrica dello sterminio”: Auschwitz, Birkenau (Auschwitz II) e Buna-Monowitz (Auschwitz III). I primi due campi, i più estesi, si trovano a ovest del paese di Oświęcim, abitato fino alla fine del 1939 da una popolazione per quasi due terzi di religione ebraica. Il terzo, impresso nella memoria non solo italiana dalle pagine di Primo Levi, è invece qualche km a est del piccolo centro.

Il più grande complesso creato dai nazisti per il concentramento, il lavoro coatto e lo sterminio vede la luce nel giugno 1940, quando ancora la «Soluzione finale» non figura nei programmi delle gerarchie di Berlino. Un agglomerato di ex caserme 3 km a sud-ovest di Oświęcim, oltre il fiume Soła, viene riadattato a luogo di detenzione, in quel momento principalmente destinato al significativo numero di polacchi arrestati dalle truppe naziste di occupazione, in quella parte del Paese divenuta a fine ottobre 1939 Governatorato generale di Polonia e affidata al comando dell’avvocato Hans Frank, feroce antisemita.

Hans Frank
Hans Frank, Governatore generale della Polonia [Fonte: USHMM]

L’intensificazione della persecuzione, degli ebrei ma non solo, induce le SS a perfezionare le tecniche di uccisione. Le esecuzioni di massa seguite dal seppellimento dei cadaveri in enormi fosse comuni, compiute nel corso del 1941 con l’avanzata in territorio sovietico, vengono abbandonate – anche per contenere gli effetti psicologici constatati su parte delle truppe impiegate – a favore dell’impiego dei gas, una forma di “spersonalizzazione” della morte inferta. Dopo una fase di sperimentazione condotta mediante i Gas-Wagen, furgoni in cui le vittime vengono uccise collegando il tubo di scappamento con l’interno del veicolo, si decide la realizzazione di strutture ad hoc nei principali Lager, che permettano anche l’immediata eliminazione dei cadaveri. Un unico edificio, fornito sia di camera a gas che di forno crematorio, con squadre di prigionieri (Sonderkommandos) appositamente adibite a questo incarico.

Si tratta di squadre isolate dal resto dei detenuti, alle quali è riservato un trattamento alimentare relativamente migliore, ma periodicamente eliminate per impedire qualsiasi testimonianza del crimine più indicibile. All’unico crematorio edificato all’interno di Auschwitz se ne aggiungono progressivamente altri quattro a Birkenau. Qui, per velocizzare ulteriormente le operazioni, viene deviata la linea ferroviaria, facendola arrivare direttamente all’interno del campo. Nella nuova Judenrampe, il gesto della mano di un ufficiale medico delle SS determina, per ogni singolo deportato, lo scarto fra la morte immediata o la prosecuzione della vita all’interno del campo. Coloro che scampano alla prima selezione vengono avviati oltre il termine dei binari, nei locali adibiti alla disinfezione, e lì privati degli abiti, di tutti gli effetti personali, del nome e cognome, sostituito da un numero di matricola tatuato sull’avambraccio.

L’arrivo di un «trasporto» a Birkenau
L’arrivo di un «trasporto» a Birkenau. Sono le fasi immediatamente precedenti alla selezione, è soltanto avvenuta la separazione in due colonne fra uomini da una parte, donne e bambini dall’altra [Fonte: www.auschwitz.org]

Tra il 1943 e il 1944 Auschwitz e Birkenau diventano il luogo di destinazione prevalente per ebrei, rom e sinti (indistintamente classificati come Zigeuner), omosessuali, testimoni di Geova, criminali comuni, «asociali» catturati nei territori occupati dai nazisti e nello stesso Reich a partire dal 1939-1940. Qui vengono convogliati gli ebrei che, a partire dal 1941, sono stati ammassati all’interno dei ghetti creati nei territori ex polacchi ed ex sovietici e generalmente smantellati a fine inverno 1943.

Gabinetti all’interno di un Block di Auschwitz I, con disegno murale per indicare come sia corretto (So ist es richtig) utilizzarli per lavarsi
Gabinetti all’interno di un Block di Auschwitz I, con disegno murale per indicare come sia corretto (So ist es richtig) utilizzarli per lavarsi

Il primo e principale sotto-campo nasce nel 1942 sulle ceneri del villaggio di Monowice. La presenza in zona di qualche impianto industriale, a partire dalla fabbrica di gomma “Buna”, convince i vertici del Reich a puntare su quest’area come motore produttivo dell’intero complesso, realizzando una serie di stabilimenti e laboratori capaci di impiegare oltre 10.000 prigionieri. L’operazione viene compiuta secondo un modello che intreccia potere politico e forze economiche del Reich, a partire dall’impianto degli stabilimenti dell’industria chimica IG Farben.
Auschwitz III, identificato nei documenti anche come Buna-Monowitz, oltre che una delle tre principali articolazioni del campo diviene il capofila delle circa cinquanta strutture sussidiarie realizzate nelle vicinanze, atte a sfruttare al massimo potenzialità e risorse di questo territorio a cavallo fra la Slesia mineraria e la Galizia principalmente agricola.

Foto-ricognizione aerea della zona del Lager
Foto-ricognizione aerea della zona del Lager realizzata dagli Alleati il 26 giugno 1944 [Fonte: United States Holocaust Memorial Museum [Fonte: USHMM]

Secondo le stime ufficiali elaborate dal Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau (Miejsce Pamięci i Muzeum Auschwitz-Birkenau), qui sono state deportate oltre 1,3 milioni di persone, di cui soltanto 400.000 registrate, perché le restanti sono state uccise nelle ore immediatamente successive all’arrivo. Si tratta di chi, soltanto con un rapido sguardo, veniva considerato inabile al lavoro: uomini e donne al di sopra di una certa età o in cattive condizioni fisiche; bambini e bambine; donne in gravidanza o con figli piccoli. Oltre la metà delle persone registrate nel campo è morta a causa di fame, stenti, violenze, macabri esperimenti scientifici, lavoro, esecuzioni sommarie a seguito di selezioni o come punizione collettiva.

L’arrivo a Birkenau di alcuni fra gli oltre 430.000 ebrei
L’arrivo a Birkenau di alcuni fra gli oltre 430.000 ebrei deportati dall’Ungheria. L’operazione, coordinata dal tenente colonnello delle SS Adolf Eichmann, responsabile della sezione IV B 4 dell’Ufficio superiore della sicurezza del Reich, si è svolta fra la fine di aprile e l’inizio di luglio 1944 [Fonte: www.auschwitz.org]

All’atto dell’abbandono del campo, dopo aver completato la distruzione di forni crematori e camere a gas iniziata qualche mese prima, cercato (invano) di bruciare tutta la documentazione prodotta in oltre quattro anni e mezzo di attività, «liquidato» migliaia di prigionieri, i nazisti ne costringono circa 65.000 ad affrontare una tremenda “marcia della morte” per essere trasferiti in campi più a ovest. I sovietici, al loro ingresso nel campo, trovano ancora vive circa 7.500 persone, un numero significativo delle quali sarebbe tuttavia deceduto nei giorni successivi. Fra i sopravvissuti vi sono quasi 500 bambini, in massima parte gemelli, inizialmente risparmiati perché ritenuti particolarmente indicati per esperimenti di genetica dal responsabile medico del campo, Josef Mengele.

Bambini sopravvissuti ad Auschwitz-Birkenau
Bambini sopravvissuti ad Auschwitz-Birkenau, accompagnati fuori dal campo a fine gennaio 1945 [Fonte: www.auschwitz.org]

Il 14 giugno 1947, settimo anniversario dell’arrivo ad Auschwitz del primo trasporto, viene inaugurata nelle strutture del campo la prima mostra dedicata alla memoria degli eventi lì accaduti, per iniziativa di un gruppo di ex prigionieri polacchi. Nemmeno tre settimane dopo, il 2 luglio, il governo di Varsavia delibera la salvaguardia dei terreni e degli edifici superstiti, da adibire a Museo statale. A partire dagli anni successivi, tutti i Paesi che hanno avuto propri connazionali fra le vittime vengono invitati a realizzare un proprio memoriale nazionale, in un Block di Auschwitz I appositamente assegnato a ciascuno di essi.
Auschwitz-Birkenau, nel 1979, è stato uno fra i primi luoghi al mondo ad essere inserito e tutelato dall’Unesco nella World Heritage List.

Riprese originali del marzo 1941, quando la popolazione ebraica di Cracovia viene costretta ad abbandonare lo storico luogo di insediamento nel quartiere Kazimierz per essere chiusa nel ghetto appositamente costruito, in una zona allora periferica oltre la Vistola

Per la maggior parte del tempo in cui è stato attivo, il Lager è stato comandato dal tenente colonnello delle SS Rudolf Höss, che ne aveva curato la realizzazione. Nazista della prima ora, membro delle unità Totenkopf (Testa di morto) delle SS addette al servizio nei campi di concentramento, matura proprio nei Lager, prima a Dachau poi a Sachsenhausen, l’esperienza per la quale, nella primavera 1940, si vede assegnato il comando della nuova struttura da impiantare ad Auschwitz. Saldamente nelle grazie sia di Hitler che di Himmler, nel corso del 1944 Höss viene sollevato dall’incarico, non per inefficienza ma perché promosso alla guida di uno degli uffici centrali preposti all’organizzazione e alla realizzazione dello sterminio.

Catturato dai britannici l’11 marzo 1946, dopo essere stato chiamato a testimoniare al processo di Norimberga, in maggio viene trasferito in Polonia e imprigionato a Cracovia. Il 2 aprile 1947 la Corte suprema polacca lo condanna a morte per impiccagione. Il luogo prescelto per l’esecuzione è lo spazio antistante l’ingresso del crematorio di Auschwitz I. Le forche fatte da lui installare qualche anno prima, per uccidere e lasciare esposti i cadaveri dei prigionieri colpevoli di aver tentato la fuga, sono a poca distanza ma ne viene eretta una apposita, sopraelevata e che avrebbe funzionato una sola volta, il 16 aprile 1947, per lui.

Reichsführer Heinrich Himmler
Il comandante delle SS, Reichsführer Heinrich Himmler (al centro) in visita a Buna-Monowirz (Auschwitz III). Alla sua sinistra il comandante del campo, Rudolf Höss [Fonte: USHMM]
Rudolf Höss e la famiglia Höss al completo
A sinistra, l’ex comandante di Auschwitz, Rudolf Höss, dopo la cattura e in attesa del trasferimento in Polonia per il processo, scortato da un militare polacco e da uno statunitense [Fonte: USHMM]. A destra, la famiglia Höss al completo, all’interno della villa a loro assegnata come alloggio, a pochi passi dalla recinzione di Auschwitz I.
Erano quattro giovani soldati a cavallo che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. […] A noi parevano mirabilmente corporei e reali, sospesi (la strada era più alta del campo) sui loro enormi cavalli, fra il grigio della neve e il grigio del cielo, immobili sotto le folate di vento umido minaccioso di disgelo. Ci pareva, e così era, che il nulla pieno di morte in cui da dieci giorni ci aggiravamo come astri spenti avesse trovato un suo centro solido, un nucleo di condensazione: quattro uomini armati, ma non armati contro di noi; quattro messaggeri di pace, dai visi rozzi e puerili sotto i pesanti caschi di pelo. Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa.
Primo Levi, "La tregua"
Il luogo dell’impiccagione dell’ex comandante del campo Rudolf Höss
Il luogo dell’impiccagione dell’ex comandante del campo Rudolf Höss, nelle adiacenze del crematorio di Auschwitz I.

Fonti

Bibliografia
Per questa occasione, la Redazione ha scelto di proporre i titoli disponibili anche in lingua italiana fra le pubblicazioni della Casa editrice del Museo statale di Auschwitz-Birkenau.
La lista qui presentata non tiene conto delle guide alla visita e delle produzioni documentaristiche e cinematografiche, comunque disponibili all’indirizzo www.auschwitz.org/en/language/italian.

• Laura Fontana, Gli italiani ad Auschwitz (1943-1945). Deportazioni. “Soluzione finale”. Lavoro forzato. Un mosaico di vittime (2021)
• Helena Kubica, L’infanzia rubata. I bambini liberati ad Auschwitz (2020)
• Igor Bartosik, La rivolta dei prigionieri del Sonderkommando. 7 ottobre 1944 (2019)
• Załmen Gradowski, Mi trovo nel cuore dell’inferno. Manoscritti del prigioniero di un Sonderkommando trovati ad Auschwitz (2017)
• Jadwiga Pinderska-Lech (a cura di), Le favole di Auschwitz (2017)
• Jacek Lachendro, Auschwitz dopo la liberazione (2016)
• Tadeusz Sobolewicz, Sono sopravvissuto dunque sono (2015)
• Halina Birenbaum e Barbara Bochenek, La forza di vivere. Intervista a Halina Birennbaum (2013)
• Helena Dunicz Niwińska, Una violinista a Birkenau (2013)
• Paweł Sawicki, Auschwitz-Birkenau, il luogo nel quale ti trovi (2012)
• Batsheva Dagan, Cika. Una cagnolina nel ghetto (2012)
• Agnieszka Sieradzka, Disegni da Auschwitz. Disegni di un testimone della Shoah ritrovati dopo la guerra (2011)
Il rapporto di Witold (2009, “Episodi da Auschwitz”, 2)
Amore all’ombra della morte (2009, “Episodi da Auschwitz”, 1)
• Bogdan Bartnikowski, Infanzia dietro il filo spinato (2009)
• Halina Birenbaum, La speranza è l’ultima a morire (2008)
• Adam Willma e Igor Bartosik, Io dal crematorio di Auschwitz. Intervista a Henryk Mandelbaum, ex prigioniero membro del Sonderkommando nel KL Auschwitz (2005)
• Auschwitz. La residenza della morte, testi di Teresa e Henryk Świebocki, foto di Adam Bujak (2003)
• Kazimierz Albin, Mandato di cattura (1996)

This error message is only visible to WordPress admins
Error: There is no connected account for the user 17841446932561808.