CRONACA, MEMORIE E IMMAGINI

L’armistizio

Il primo gennaio del 1943 incontrai un amico e ci scambiammo malinconici auguri.
Paolo Monelli, Roma

3 settembre 1943

Ore 5,40
Dopo oltre un’ora di bombardamento preparatorio, reparti dell’8a armata britannica iniziano a sbarcare sulla costa attorno a Reggio Calabria (Operazione Baytown). Il settore è presidiato solo da italiani in quanto la Wehrmacht, dopo la definitiva perdita della Sicilia oltre due settimane prima, ha optato per arretrare e sistemare difese consistenti più a nord.

Sbarco di reparti di fanteria britannica a Reggio Calabria
Sbarco di reparti di fanteria britannica a Reggio Calabria, 3 settembre 1943 (Imperial War Museum, NA 6258 – https://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Baytown)

Ore 17
Ricevuta solo mezz’ora prima l’autorizzazione scritta da parte del Governo Badoglio, a Cassibile (SR) il generale Giuseppe Castellano, in abiti civili, firma l’armistizio con gli anglo-americani, rappresentati dal generale Walter Bedell Smith. Gli accordi prevedono che l’atto venga mantenuto segreto, ma è già chiaro che la diffusione della notizia dipende dal generale Dwight Eisenhower, comandante in capo delle truppe anglo-americane nel Mediterraneo.
Ad essere firmato è il cosiddetto armistizio “breve”, per la cessazione senza condizioni delle ostilità. Una copia viene consegnata a Castellano, affinché la presenti al Governo.
Il testo “lungo”, con la specifica di tutte le clausole armistiziali, verrà sottoscritto a Malta solo il 29 da Badoglio ed Eisenhower.

Resta inteso, come da condizioni preliminari, che le truppe anglo-americane invieranno una divisione aviotrasportata per difendere Roma, ma solo a patto che gli italiani si dimostrino in grado di garantire il controllo degli aeroporti e le condizioni di sicurezza necessarie nelle vie di comunicazione.

Badoglio convoca una riunione con il capo di Stato maggiore delle Forze armate, generale Vittorio Ambrosio, i ministri della Guerra, della Marina e dell’Aeronautica, e quello della Real Casa, duca Pietro d’Acquarone. Comunica loro che le trattative sono ancora in corso, non che sono state concluse, fornendo tuttavia dettagli sulle operazioni militari in programma da parte degli Alleati.

Il generale Giuseppe Castellano firma l’armistizio
Il generale Giuseppe Castellano firma l’armistizio nelle mani del generale statunitense Walter Bedell Smith, presente anche l’ambasciatore Franco Montanari, rappresentante del ministero degli Esteri italiano

Sera
Castellano si trattiene a Cassibile, per concordare i piani di collaborazione militare al momento dell’annuncio dell’armistizio e per stabilire quali posizioni dovrebbero occupare le unità italiane per il controllo e la difesa dai tedeschi di Roma, del territorio nazionale in genere, delle principali vie di comunicazione e dei porti di La Spezia, Taranto e Brindisi.

Truppe tedesche impegnate in scontri contro truppe italiane alla periferia di Roma
Truppe tedesche impegnate in scontri contro truppe italiane alla periferia di Roma (Bundesarchiv, Bild 201-41-03-041 – www.ns-taeter-italien.org/it/temi/8-settembre-1943)

4 settembre 1943

Ho passato tutta la scorsa notte in colloqui militari con la parte italiana. Ho messo bene in chiaro con loro che al momento della proclamazione ufficiale dell’armistizio cessiamo di essere nemici, ma non diventiamo, ripeto, non diventiamo alleati.
Generale Harold Alexander, comandante delle truppe anglo-americane in Italia

5 settembre 1943

Rientra a Roma da Cassibile il maggiore Luigi Marchesi e, per conto di Castellano, consegna ad Ambrosio il testo dell’armistizio “lungo”, un promemoria sulle direttive per la flotta e gli ordini operativi per le truppe italiane in vista dell’aviosbarco alleato.

L’epoca prevista per l’armistizio è tra il 13 e il 15, più probabilmente il 12 e 13.
Ambrosio all’ammiraglio Raffaele de Courten, ministro e capo di Stato maggiore della Marina

Dopo che nei giorni precedenti è stato pianificato il trasferimento in Sardegna della famiglia reale al momento della diffusione dell’armistizio, de Courten ordina la messa a disposizione dei cacciatorpediniere Vivaldi e Da Noli nel porto di Civitavecchia.

Il da Noli fotografato a Venezia negli anni ’30
Il cacciatorpediniere Da Noli fotografato a Venezia negli anni ’30

6 settembre 1943

Stiamo facendo piani dettagliati con gli italiani. Tutto questo sta andando molto bene in teoria, ma dobbiamo poi vedere quale effettivo aiuto saranno in grado effettivamente di darci.
Alexander

Mattina

L’ordine operativo portato da Marchesi il giorno precedente giunge sul tavolo del capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale Mario Roatta.

Ambrosio dirama ai tre capi di Stato maggiore il «Promemoria n. 1», contenente le misure da adottare in caso di colpo di mano tedesco contro il Governo, e il «Promemoria n. 2» con le indicazioni per le forze direttamente dipendenti dal Comando supremo, ossia i comandi operanti fuori dal territorio nazionale.
Il primo in particolare integra le disposizioni della “Memoria O.P. n. 44”, predisposta a fine agosto dallo Stato maggiore dell’Esercito e diramata fra il 2 e il 5, di cui non esiste traccia in quanto il ricevente aveva l’ordine di distruggere il foglio dopo averne accusata ricevuta.

 

Nell’arco della giornata vengono rilevati movimenti di mezzi da sbarco anglo-americani sulla direttrice marittima fra Palermo e la Campania.

Il Quartier generale alleato ad Algeri invia una serie di messaggi al Governo italiano avvertendo di «mantenere continua vigilanza ogni giorno per importantissimo messaggio», che sarebbe stato inviato «il 7 settembre o dopo», e altre informazioni riguardanti «l’annuncio del grande giorno».

"Il Sommo Pontefice invia un messaggio al mondo per la pace e la giustizia tra i popoli", 7 settembre 1943 (Archivio Istituto LUCE – Cinecittà, Cinegiornale C037301)

Sera
Viene recapitato a Castellano, nel frattempo ad Algeri in attesa di una missione italiana presso il Comando di Eisenhower, un memorandum redatto dal Comando supremo in cui si comunica, sulla base di informazioni reperite da Roatta, che il principale sbarco alleato avverrebbe sulla costa fra Napoli e Salerno.
A Roma un analogo documento, preparato sempre da Roatta, viene consegnato ad Ambrosio e, tramite il generale Giacomo Carboni (comandante del corpo d’armata motorizzato a difesa di Roma e, da metà agosto, di nuovo al vertice del Servizio informazioni militari-Sim), a Badoglio. Con esso si intende – sulla base delle ultime informazioni – rivedere i piani legati alla difesa in autonomia di Roma, all’aviosbarco alleato e al suo collegamento con la notizia dell’armistizio.
Fra le prime mosse conseguenti, c’è la richiesta italiana di posticipare la data della sua diffusione.

7 settembre 1943

Alexander annuncia che i piani per «operazioni immediate nell’area intorno a Roma, per Avalanche [sbarco a Salerno] e Taranto sono finalmente fissati».

Mi sembra che l’Italia abbia molto da dare […] Gli italiani devono guadagnarsi il passaggio, ma se si comportano bene noi dovremmo trattarli per tutto, tranne che per il nome, come alleati. Può essere che essi combattano molto meglio con noi che con Hitler.
Winston Churchill al Foreign Office

A Roma avviene una prima distruzione delle carte del Sim.

De Courten convoca al ministero una riunione con gli ammiragli, senza fornire loro alcuna indicazione rispetto all’armistizio.

Sbarco di truppe e veicoli a Salerno
Una fase dello sbarco anglo-americano a Salerno, 9 settembre 1943

Notte
Arriva a Roma il generale Maxwell Taylor, comandante della divisione aviotrasportata statunitense, per prendere gli ultimi accordi e verificare la fondatezza delle assicurazioni italiane sul controllo degli aeroporti. Ambrosio è nel frattempo partito per Torino, ufficialmente per curare la distruzione di carte compromettenti. L’unico preparativo di cui effettivamente Taylor può accorgersi, in vista dell’arrivo suo e di un ufficiale accompagnatore, è quello per un lauto pasto. Può parlare soltanto con Marchesi e Carboni e, quando comunica loro che il giorno prescelto per l’aviosbarco e la contestuale proclamazione dell’armistizio è l’indomani, Carboni chiede di annullare tutto

 
e per motivare la richiesta asserisce che sono state sovrastimate le truppe tedesche e sottostimate quelle italiane intorno a Roma. A proposito di queste ultime dichiara per di più il falso, afferma che sono prive di carburante pur trattandosi di un corpo motocorazzato.
Taylor a quel punto pretende di essere accompagnato da Badoglio, a cui soltanto può spettare la richiesta di annullare l’operazione. Svegliato di soprassalto, questi ribadisce le affermazioni di Carboni, ma non può sottrarsi all’invio della richiesta di cancellare l’aviosbarco e posticipare la proclamazione dell’armistizio.

Dati cambiamenti e precipitare situazione esistenza forze tedesche nella zona di Roma non è più possibile accettare l’armistizio immediato dato che ciò porterà la capitale ad essere occupata ed il governo ad essere sopraffatto dai tedeschi. Operazione Giant 2 [aviosbarco] non è più possibile dato che io non ho forze sufficienti per garantire gli aeroporti.
Telegramma di Badoglio ad Eisenhower, notte fra il 7 e l’8 settembre
L’armistizio al cinema nella pellicola di Steno "I due colonnelli" (1963). Il film narra le vicende di due colonelli, uno italiano Di Maggio interpretato da Totò e uno inglese Henderson, che si trovano a combattere su fronti opposti in Grecia. Tra i due nasce un’amicizia tanto che si salvano la vita a turno. In questa scena i tedeschi ordinano a Di Maggio di radere al suolo il paese, questi si rifiuta con uno dei più celebri botta e risposta della storia del cinema

8 settembre 1943

Avevo sperato che i colloqui […] con gli italiani sarebbero sfociati almeno in loro preparativi per riceverci ed assisterci, ma temo che nonostante le nostre istruzioni dettagliate, non abbiano fatto niente.
Alexander

Mattina
Alle prime luci dell’alba la 3. Panzergrenadier Division della Wehrmacht inizia a convergere su Roma, incontrando la resistenza del reggimento motorizzato “Cavalleggeri di Lucca” e del 135° artiglieria della “Ariete” a Monterosi, lungo la via Cassia, e di altri reparti sempre della “Ariete” nella zona di Bracciano.

De Courten ordina all’ammiraglio Carlo Bergamini, comandante delle Forze navali da battaglia, con il quale il giorno precedente ha concertato l’eventualità di autoaffondamento della flotta, di tenersi pronto «per il previsto intervento offensivo nella zona di sbarco [anglo-americano]», impartendo un ordine analogo alla squadra navale a La Spezia.

Sullo stesso aereo in cui viaggia Taylor di rientro ad Algeri, si trova anche il generale Francesco Rossi, sottocapo di Stato maggiore generale, con l’incarico di sottoporre ad Eisenhower il quadro della situazione italiana e convincerlo così a posporre la data della proclamazione dell’armistizio. L’arrivo a destinazione sarà però successivo alla diffusione della notizia.

Massiccio bombardamento alleato sulla zona di Frascati, sede del comando della Wehrmacht in Italia.

Nuova richiesta da parte del Governo italiano di procrastinare la data della proclamazione dell’armistizio.

Ore 17
Giunge a Roma la risposta negativa di Eisenhower alla richiesta fatta da Badoglio la notte precedente: la notizia dell’armistizio verrà diffusa all’orario stabilito (18,30 italiane) e, qualora il Governo italiano decida di tirarsi indietro, saranno denunciati di fronte al mondo gli accordi presi.
Segue una comunicazione all’agenzia di stampa britannica “Reuters”, cosicché l’uscita dell’Italia dalla guerra inizia a divenire di dominio pubblico.

Solo a questo punto viene convocato a Roma il “Consiglio della Corona”, un consesso presieduto dal re con il ministro della Real Casa, l’aiutante di campo di Sua Maestà (generale Paolo Puntoni), i ministri militari e quello degli Esteri Raffaele Guariglia, i generali Ambrosio e Carboni. Viene invitato anche il maggiore Marchesi il quale, essendo stato con Castellano ad Algeri, è ritenuto il meglio informato sugli effettivi intendimenti degli Alleati.

Pietro Badoglio
Pietro Badoglio, ritratto pubblicato da "Berliner Illustrirte Zeitung'" 44/1943

Ore 16,30-17,45
Cominciano a essere captabili via radio notizie del prossimo annuncio dell’armistizio. Le intercettano, fra gli altri, il “Corriere della Sera” e l’Agenzia “Stefani”.

Ore 18,30
Eisenhower diffonde via radio da Algeri la notizia dell’armistizio.
Badoglio convoca subito una riunione al Quirinale, alla presenza del re e del ministro della Difesa, con i capi di Stato maggiore delle Forze armate e Carboni.

Ore 19,42
Raggiunta la sede dell’EIAR accompagnato dal figlio Mario suo segretario particolare, da Marchesi e da due agenti in borghese, Badoglio diffonde il proclama dell’armistizio.
Lo introduce, come di norma, la voce di Giovanni Battista Arista, interrompendo bruscamente la diffusione di una delle canzoni più celebri del tempo: La strada del bosco, nell’interpretazione di Gino Bechi.

Il Governo italiano, riconosciuta la impossibilità di proseguire la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.

Temendo un colpo di mano da parte tedesca, Vittorio Emanuele III con la famiglia reale, il Governo e lo Stato maggiore delle Forze armate si trasferiscono nella sede del ministero della Difesa, meglio attrezzata rispetto al Quirinale per un’eventuale difesa.

Ore 22
Ambrosio telegrafa agli Stati maggiori di Esercito, Aeronautica e Marina, oltre che ai comandi militari dipendenti dal Comando supremo, che le ostilità contro gli anglo-americani cessano (ossia sono cessate) dalle 19,45. Il ministero della Guerra riceve alle 23,50, completando la decifrazione 40 minuti dopo.

Militari italiani dopo essere stati disarmati dai tedeschi
Militari italiani dopo essere stati disarmati dai tedeschi, in attesa di essere tradotti in prigionia (Bundesarchiv, Bild 101I-304-0635-09 – www.ns-taeter-italien.org/it/temi/8-settembre-1943
Su per la mulattiera […] giunse una motocarrozzetta e la tenemmo sotto tiro; un tedesco sventolava uno straccio bianco. Alla luce dei fari ci fecero leggere una carta intestata del nostro reggimento dove, a macchina, era scritto e firmato dal maggiore l’ordine di scendere in paese con le armi; lì le avremmo dovute consegnare ai tedeschi che poi ci avrebbero mandati a casa.
Mario Rigoni Stern, sergente maggiore degli Alpini reduce dalla Russia, Brennero

Notte
Giunge notizia dell’occupazione da parte tedesca di Ostia e altri punti del litorale romano. Viene perciò accantonato il piano di imbarcare la famiglia reale a Civitavecchia destinazione Sardegna.

Di fronte all’inazione italiana, il Comando della Wehrmacht dirama la parola d’ordine per l’attuazione del Piano Achse, messo a punto nelle settimane precedenti per prendere possesso di tutti gli snodi strategici della penisola in caso di capitolazione italiana.

Eravamo “liberi” eppure ci trovavamo tra nemici. Eravamo liberi sì, ma potevamo paragonarci a degli animali indifesi che erano stati liberati in una vasta area ricca di predatori. […] Con una taglia sulle nostre teste imparammo ben presto che cosa significasse essere “cacciati”.
Caporale Arthur W. Scott, 24° New Zealand Infantry, prigioniero nel campo PG 107 di Torviscosa, Udine [www.alleatiinitalia.it/storie/arthur-wallace-scott
La popolazione esulta per la fine della guerra. Torino, 8 settembre 1943 (Fondazione Istituto piemontese “Antonio Gramsci”, Torino, foto R0166257 004.015)
La popolazione esulta per la fine della guerra. Torino, 8 settembre 1943 (Fondazione Istituto piemontese “Antonio Gramsci”, Torino, foto R0166257 004.015)

L’ammiraglio Andrew Cunningham, comandante delle forze navali anglo-americane nel Mediterraneo, dirama via radio alla flotta italiana istruzioni per dirigersi su Malta e consegnarsi, come da accordi presi durante le trattative per l’armistizio.
Analogamente, il generale Henry Maitland Wilson, comandante delle forze anglo-americane per il Medio Oriente, trasmette alle truppe italiane di stanza nei Balcani e nell’Egeo la direttiva di dirigersi nei porti più vicini.

Come italiano, ricorderò questo giorno di onta e di vergogna, augurandomi che Dio mi risparmi l’umiliazione di vedere ancora simili giornate.
Carlo Chevallard, Torino

9 settembre 1943

Poco dopo la mezzanotte, ad Acquappesa (CS), su ordine del generale Luigi Chatrian comandante della 227a divisione del Regio Esercito, vengono fucilati cinque soldati rei di aver abbandonato il posto – il 5 – per raggiungere le famiglie nelle vicinanze.
In tutta la prima parte della giornata si susseguono ordini contraddittori per la Regia Marina. Subito dopo la diffusione dell’armistizio, lo Stato maggiore dispone di cessare le ostilità e dirigersi nei porti di destinazione, ma soltanto al comando della 5a divisione (Taranto) viene data inequivocabile indicazione di recarsi a Malta.

Alla squadra navale del Tirreno viene prima comandato di eseguire il “Promemoria n. 1”, poi di concentrarsi a La Maddalena in attesa di ulteriori ordini. Essendo l’isola in mano tedesca, mentre è in navigazione arriva il contrordine di rettificare la rotta verso Bona, in Algeria.
Nelle medesime ore il generale Carlo Vecchiarelli, comandante dell’11a armata competente per la Grecia continentale, le isole Ionie e Creta, ordina ai comandi alle sue dipendenze di cedere le armi ai tedeschi.

Ore 3,30
Il generale statunitense Mark Clark dà il via all’Operazione Avalanche, la principale operazione di sbarco in Italia. Senza alcun bombardamento di preparazione, 463 unità navali salpate dalla Sicilia e dall’Algeria trasportano sul golfo di Salerno un’armata (la 5a statunitense) e due corpi d’armata (il 6° statunitense e il 10° britannico).

Ore 5
Senza alcuna precauzione di fronte all’eventualità dell’incontro con pattuglie tedesche, come poi in effetti avviene, una carovana di 5-6 auto con a bordo il re, la regina e il principe ereditario Umberto, Badoglio, Acquarone e il Comando supremo abbandona Roma. Viaggia lungo la via Tiburtina in direzione di Pescara, dove è previsto il trasferimento, per via aerea, al Sud.

Ore 5,45
Roatta emana l’ordine operativo di spostamento delle divisioni “Ariete” e “Piave” dalle posizioni a nord di Roma in direzione di Tivoli, per evitare di esporre «città e cittadinanza a gravi e sterili perdite». La capitale rimane così sguarnita e indifesa di fronte alla 3. Panzergrenadier Division.

Infermiere e soldati dell'esercito a Napoli
Sbarco a Napoli di uomini e materiali dell'esercito statunitense, ottobre 1943

Mattina
Per timore che cadano in mano tedesca (o anglo-americana) vengono bruciati tutti i carteggi relativi alle trattative per giungere all’armistizio e le carte dell’Ufficio Operazioni del Regio Esercito contenenti gli ordini ai diversi comandi militari.

Reparti tedeschi cercano di prendere possesso dell’area portuale di Bari. La reazione è immediata sia da parte della popolazione che dei soldati, guidati dal generale Nicola Bellomo. Gli scontri terminano verso le 17,30 con la precipitosa fuga degli ultimi tedeschi.
Il 28 gennaio 1944 Bellomo viene arrestato dai britannici, accusato di aver provocato nel novembre 1941 la morte di un loro militare e il ferimento di un altro che avevano tentato la fuga dal campo di prigionia di Torre Tresca (BA), al tempo comandato da Bellomo. Condannato da una corte marziale britannica il 28 luglio 1945, viene fucilato nel carcere napoletano di Nisida il successivo 11 settembre.

Mappa delle operazioni alleate in Italia meridionale
Mappa delle operazioni alleate in Italia meridionale, 3-25 settembre 1943. (Dipartimento di Storia dell'Accademia Militare degli Stati Uniti)

Fra i numerosi casi di resistenza ai tedeschi da parte di soldati italiani nei territori ex jugoslavi, particolarmente complessa è la situazione di Spalato, dove la divisione “Bergamo” al comando del generale Emilio Becuzzi si trova stretta fra le Waffen SS della divisione “Prinz Eugen”, četnici, ustaša e partigiani comunisti. L’atteggiamento contraddittorio del generale e la contestuale discesa dei partigiani in città portano molti soldati, carabinieri e ufficiali della divisione a combattere con i partigiani jugoslavi, dopo essere stati da loro inizialmente disarmati. Conquistata Spalato il 27 settembre, scatta la rappresaglia tedesca contro soldati e ufficiali italiani: il giorno stesso sono fucilati i generali Cigala Fulgosi, Pelligra e Policardi; il 30 è la volta di 47 ufficiali. Il generale Becuzzi, dimostratosi collaborativo, viene rimpatriato.

Ore 15
Dopo bombardamenti strategici sino dall’alba contro aeroporti e infrastrutture stradali pugliesi, inizia lo sbarco a Taranto della 1a divisione aviotrasportata britannica, proveniente dalla Tunisia (Operazione Slapstick).

Ore 16,11
Spezzata in due tronconi e capovoltasi a seguito dell’attacco di bombardieri tedeschi al largo di La Maddalena, inizia ad affondare la corazzata “Roma”, l’ammiraglia della flotta del Tirreno. Le vittime saranno oltre 1.350, fra questi l’ammiraglio Bergamini e tutto il suo Stato maggiore.
Solo a questo punto viene diramato l’ordine a tutto il naviglio militare italiano in navigazione di dirigersi compattamente su Malta. Alcune imbarcazioni raggiungono tuttavia le isole Baleari, mentre la Marina mercantile rimane nei porti.

Mentre a pochi km da Roma si inizia a combattere contro i tedeschi, nella capitale il Comitato delle opposizioni, sorto successivamente alla destituzione di Mussolini, si trasforma in Comitato di Liberazione nazionale. Alla riunione costitutiva sono presenti Ivanoe Bonomi (che ne mantiene la presidenza), i comunisti Mauro Scoccimarro e Giorgio Amendola, il democristiano Alcide De Gasperi, gli azionisti Ugo La Malfa e Sergio Fenoaltea, i socialisti Pietro Nenni e Giuseppe Romita, il demolaburista Meuccio Ruini e il liberale Alessandro Casati.

Militari italiani disarmati
Militari italiani disarmati e tenuti sotto controllo da paracadutisti tedeschi (Bundesarchiv, Bild 101I-304-0635-22 – www.ns-taeter-italien.org/it/temi/8-settembre-1943)

Pomeriggio
Raggiunto l’aeroporto di Pescara, la carovana reale decide per varie ragioni di abbandonare l’opzione aerea, prediligendo la via marittima.
In attesa di far giungere il naviglio necessario, una parte del gruppo viene ospitata a Chieti, mentre i reali alloggiano presso il castello dei duchi di Bovino, a Crecchio.

Ore 22,10
A Roma il generale Gioacchino Solinas, comandante della divisione “Granatieri di Sardegna”, ordina di aprire il fuoco lungo la via Ostiense contro una colonna tedesca che dieci minuti prima ha intimato la resa al comando di divisione. Dopo le precedenti sparatorie al ponte della Magliana, è l’inizio degli scontri fra le truppe tedesche e militari italiani e carabinieri, con il supporto di civili e antifascisti, che si protraggono fino al giorno successivo nel centro di Roma come nella periferia sud (Montagnola e Ostiense) e in alcune località della provincia.

10 settembre 1943

Avanzando sulla via Ostiense, i tedeschi attaccarono in forze, aprendo un fuoco infernale che spazzava la larghissima strada e apriva vuoti paurosi nelle file italiane. Dalle case scendevano donne e ragazze con pentole d’acqua calda, strisce di lenzuola, coperte, alcool, e medicavano i feriti come meglio potevano. […] Da via Marmorata affluivano a Porta San Paolo civili di ogni età e di ogni ceto sociale. Molti si raccoglievano sul colle Testaccio, in posizione dominante sul Tevere […]. Altri civili arrivati alla spicciolata, senza alcuna organizzazione e senza ordini, raccoglievano le armi lasciate sulla strada dai soldati – caduti o in fuga – e sparavano appostati dietro autocarri e automobili abbandonati.
Melton S. Davis, Roma

Mattina
L’imbarco del re e del suo seguito nella corvetta Baionetta non avviene da Pescara bensì dalla vicina Ortona e la destinazione è Brindisi, non ancora raggiunta dagli anglo-americani ma già abbandonata dai tedeschi. La navigazione viene per lunghi tratti documentata fotograficamente da un ricognitore della Luftwaffe.

Militari italiani
Militari italiani si apprestano allo scontro con i tedeschi presso porta San Paolo a Roma, 10 settembre 1943
Tutto il futuro e l’onore dell’Italia dipendono dal ruolo che le forze armate italiane sapranno adesso giocare.
Appello di Eisenhower a Badoglio

Ore 16,10
Diviene esecutivo l’ordine di cessare il fuoco a Roma.
A condurre le trattative è dal giorno precedente il generale Giorgio Calvi di Bergolo, genero del re, accompagnato dal colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, futuro dirigente del Fronte militare clandestino e martire alle Fosse Ardeatine; la firma è apposta dal colonnello Leandro Giaccone. Da parte tedesca, per conto del feldmaresciallo Albert Kesselring comandante del settore Sud, c’è il generale Siegfrid Westphal.
La resa è accompagnata dall’impegno da parte tedesca, poi rivelatosi solo formale, di rimanere – tranne per alcuni punti nevralgici – al di fuori di Roma, dichiarata «città aperta» da Badoglio il 14 agosto precedente.
Complessivamente, nelle battaglie a difesa di Roma sono caduti più di seicento militari e trecento civili.

Ufficiali della divisione “Sassari”
Ufficiali della divisione “Sassari” sono condotti bendati a trattare la resa con ufficiali della Wehrmacht, Roma 10 settembre 1943 (Bundesarchiv, Bild 101I-304-0604A-28 – https://commons.wikimedia.org)

Dopo le prime indicazioni sul trattamento delle truppe italiane emesse già il 9 settembre (resa, disarmo, traduzione in prigionia di chi non accetta di collaborare), il Comando supremo della Wehrmacht dirama l’ordine di fucilare gli ufficiali del Regio Esercito che oppongono resistenza.

Cadono in mano tedesca i porti albanesi di Durazzo e di Valona, difesi per due giorni da soldati e marinai italiani. Il giorno successivo è la volta della capitale Tirana.

Ore 21,15
Iniziano intensi scontri a fuoco a Piombino (LI) fra soldati e marinai italiani, attivamente sostenuti dalla popolazione, e le truppe tedesche giunte in porto a inizio giornata. A queste ultime il generale Cesare Maria De Vecchi, ex quadrumviro della Marcia su Roma e comandante della divisione costiera, aveva dato il permesso di avvicinarsi. La mattina successiva i tedeschi sono costretti ad arrendersi, ma De Vecchi ordina di cessare il fuoco e di lasciarli liberi, prima di abbandonare la città.
Seguono altre 24 ore di scontri, fino alla resa degli insorti la mattina del 12.

Mezzi corazzati della divisione Waffen SS
Mezzi corazzati della divisione Waffen SS “Leibstandarte Adolf Hitler” occupano Milano (Bundesarchiv, Bild 183-J15480 – https://commons.wikimedia.org)

11 settembre 1943

Già da ieri sono stati comunicati ordini a tutte le forze armate di agire vigorosamente contro le aggressioni tedesche […] È adesso assolutamente necessario, signor generale, che coordiniamo le nostre azioni, dato che combattiamo lo stesso avversario.
Riposta di Badoglio ad Eisenhower

Mattina
Sui muri di Roma compare la prima ordinanza a firma di Kesselring, che si apre con: «Il territorio dell’Italia a me sottoposto è dichiarato territorio di guerra. In esso sono valide le leggi tedesche di guerra».

Militari italiani vengono tradotti in prigionia
Militari italiani vengono tradotti in prigionia dopo essere stati disarmati in una caserma di Barletta (Bundesarchiv, Bild 101I-568-1540-07 – www.ns-taeter-italien.org/it/temi/8-settembre-1943)

Ore 11
Si registrano i primi scontri fra truppe italiane e tedesche a Barletta (BA), preludio di una battaglia che si protrae per tutta la giornata. Solo grazie all’invio di ingenti rinforzi, la mattina del 12 i tedeschi entrano in città. La vendetta è spietata, con ingenti distruzioni e violenze diffuse che portano all’uccisione, complessivamente, di 25 fra uomini, donne e bambini.

Da Brindisi, il Governo italiano ordina al generale Antonio Gandin, comandante della divisione “Acqui” di stanza nelle isole Ionie greche di Corfù e soprattutto di Cefalonia, di resistere alle forze tedesche.

Vigili urbani e netturbini fucilati dai nazisti a Barletta
Vigili urbani e netturbini fucilati dai nazisti a Barletta, 12 settembre 1943 (Bundesarchiv, Bild 101I-568-1537-04 – https://commons.wikimedia.org)

Nell’area di Gorizia iniziano intensi scontri, che si protraggono per due settimane, fra formazioni partigiane italo-slovene e i reparti tedeschi che hanno già occupato Trieste, Monfalcone e Lubiana.

In Istria si conclude la presa di possesso della penisola – ad eccezione delle principali città costiere – avviata due giorni prima dalle forze partigiane locali con il supporto della popolazione. Ne segue una tanto breve quanto violenta reazione contro rappresentanti del vecchio potere fascista e proprietari terrieri, che causa circa cinquecento morti, la maggior parte dei quali infoibati (“Foibe istriane”).

Inizia le trasmissioni Radio Bari, la prima emittente a nascere in un territorio europeo liberato dal nazifascismo.

12 settembre 1943

Ore 12,30-13
A conclusione di un’operazione iniziata nelle prime ore della giornata, un commando tedesco formato da SS e paracadutisti libera Mussolini da Campo Imperatore, suo ultimo luogo di detenzione dopo l’arresto del 25 luglio.
Dopo una breve sosta all’aeroporto romano di Pratica di Mare, prosegue il viaggio verso Monaco di Baviera.

Un momento dell’occupazione di Roma
Un momento dell’occupazione di Roma da parte della Wehrmacht (Bundesarchiv, Bild 101I-304-0634-30A – www.ns-taeter-italien.org/it/temi/8-settembre-1943)

Pomeriggio
Al culmine di violenze iniziate nei giorni precedenti sia in città che nelle aree circostanti, i tedeschi appiccano il fuoco al portone dell’Università “Federico II” di Napoli. Sullo scalone antistante, di fronte a una folla obbligata ad assistere, viene fucilato il marinaio Andrea Mansi.
Il giorno successivo, il comando tedesco locale dispone lo stato d’assedio su Napoli e lo sfollamento della fascia costiera cittadina per una profondità di trecento metri, lasciando così senza casa 35.000 famiglie.

Fucilazione da parte dei tedeschi del marinaio Andrea Mansi, Napoli, 12 settembre 1943 (https://napoli.repubblica.it)
Smontai le tre armi automatiche, le infilai nello zaino, e raggiunsi la mia prima base partigiana.
Nuto Revelli, tenente degli Alpini reduce dalla Russia, Cuneo

13 settembre 1943

Ricevendo a Brindisi la missione militare anglo-americana, Badoglio chiede una copia del testo dell’armistizio, dichiarando di non averlo mai ricevuto. In realtà, non si è preoccupato di portarlo con sé all’atto della fuga da Roma.

Liberazione di Mussolini da Campo Imperatore
Liberazione di Mussolini da Campo Imperatore, 12 settembre 1943 (Bundesarchiv, Bild 101I-567-1503A-07 – www.ns-taeter-italien.org/it/temi/8-settembre-1943)

Per le immagini tratte da www.ns-taeter-italien.org e da Wikimedia Commons si ringrazia, per la segnalazione e la consulenza, il prof. Carlo Gentile dell’Università di Colonia, responsabile scientifico del progetto “1943-1945. NS-Täter in Italien. Le stragi nell’Italia occupata nella memoria dei loro autori”.

Fonti

BIBLIOGRAFIA MINIMA:
• Luca Baldissara, Italia 1943. La guerra continua, il Mulino, Bologna 2023.
• Monica Fioravanzo e Carlo Fumian (a cura di), 1943. Strategie militari, collaborazionismi, Resistenze, Viella, Roma 2015.
• Luca Alessandrini e Matteo Pasetti (a cura di), 1943. Guerra e società, Viella, Roma 2015.
• Paolo Sorcinelli, Otto settembre, Bruno Mondadori, Milano 2013.
• Gianni Oliva, L’Italia del silenzio. 8 settembre 1943: storia del paese che non ha fatto i conti col proprio passato, Mondadori, Milano 2003.
• Elena Aga Rossi, Una nazione allo sbando. 8 settembre 1943, il Mulino, Bologna 2003.
• Mario Isnenghi, La polemica sull’8 settembre e le origini della Repubblica, in Enzo Collotti (a cura di), Fascismo e antifascismo. Rimozioni, revisioni, negazioni, Laterza, Roma-Bari 2000, pp. 241-272.
• Ernesto Galli della Loggia, La morte della patria. La crisi dell’idea di nazione tra Resistenza, antifascismo e Repubblica, Laterza, Roma-Bari 1998.
• Elena Aga Rossi, L’inganno reciproco. L’armistizio tra l’Italia e gli Angloamericani del settembre 1943, Ministero per i Beni culturali e ambientali-Ufficio centrale per i Beni archivistici, Roma 1993.
• Claudio Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, Bollati Boringhieri, Torino 1991, cap. 1-2, pp. 3-123.

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